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Salve visitatore, benvenuto presso il primo punto del percorso architettura, il palazzo Testasecca.
CENNI STORICI
Il palazzo Testasecca fu l’abitazione principale del conte Ignazio Testasecca, nato a Caltanissetta il 9 marzo 1849 dal medico-fisico Gaetano e da Maria Curcuruto.
E’ proprio dalla famiglia Curcuruto che proviene il sontuoso palazzo sito nel corso Vittorio Emanuele II (l’antica via Fondaci) a Caltanissetta, certamente uno dei più interessanti, architettonicamente e storicamente, della città.
Dalla consultazione del “sommarione”, un volume allegato ai catastali ottocenteschi che contiene l’elenco dei proprietari di tutte le unità immobiliari della città, si evince che l’avvocato Ignazio Curcuruto, facoltoso notabile nisseno, figlio del notaio Nicolò, nella prima metà dell’Ottocento possedeva due immobili, di uguale consistenza, a due elevazioni, siti nell’area attualmente occupata dal palazzo Testasecca e dalla costruzione adiacente, con il fronte principale rivolto verso il corso Vittorio Emanuele.
Dagli atti notarili risulta che alla sua morte, avvenuta nel 1856, le case sopra citate, che possiamo immaginare come due distinte unità immobiliari facenti parte di un medesimo corpo di fabbrica, furono ereditate da due dei cinque figli di Ignazio Curcuruto: Nicolò, avvocato, celibe, deputato nel 1848 al parlamento siciliano e Maria Paola, sposata con il cav. Giovanni Lanzirotti; alla figlia Anna Maria andarono, invece, alcune case nel palazzo prospiciente la via dei Fondachi, posto di fronte l’abitazione del padre.
ARCHITETTURA
Il “sommarione” del vecchio catasto terreni, consultabile presso l’Archivio di Stato di Caltanissetta, nel 1878 classifica la particella 5566, cioè quella corrispondente all’attuale palazzo Testasecca, come “casa civile con rimessa e scuderia sita in via dei Fondaci al numero 20”. Si dice inoltre che la posizione del fabbricato è ottima, lo stato buono e la consistenza è di tre vani al piano terra, otto al primo, nove al secondo e con il terzo ancora in costruzione
Da una annotazione nel detto “sommarione”, successiva al 1878, si apprende inoltre di un frazionamento con il subentro per una quota pari alla metà dell’intero, di Ignazio Testasecca.
Sicuramente in seguito Ignazio Testasecca avrà acquisito la restante parte dello zio Nicolò, diventando unico proprietario dell’immobile.
Fu a quel punto che Ignazio Testasecca affidò l’incarico, all’ingegnere Luigi Greco, di completare il terzo piano del palazzo e realizzare la monumentale facciata che oggi ammiriamo.
La costruzione è caratterizzata, sul fronte principale, dal grande portale centrale,
sormontato da un balcone monumentale con balaustra in pietra, attraverso il
quale si accedeva al vasto atrio del palazzo che ospitava un imponente scalone di
collegamento tra i vari livelli. Tra gli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo,
l’atrio d’ingresso e le scuderie furono destinate ad attività commerciali, per
ottenere maggiore spazio destinato alla vendita, demolendo lo scalone. Proprio
per questo motivo, da allora, l’accesso ai vari appartamenti, avviene attraverso
la scala del contiguo palazzo Curcuruto-Lanzirotti. Dello splendido scalone,
con balaustra marmorea e ringhiera in ghisa, rimane soltanto il tratto che
collega il piano nobile con la superiore elevazione.
Il palazzo in stile eclettico, come detto, è caratterizzato da un grande portale centrale, sormontato da un balcone monumentale con balaustra in pietra. Lesene giganti, concluse da capitelli di ordine corinzio, partendo dal piano nobile, terminano a quota della copertura dell’ultimo livello con una cornice modanata, sopra la quale si eleva il cornicione sorretto da mensole. Gli elementi decorativi in rilievo, tutti in pietra bianca, risaltano sui fondi che riprendono il colore della pietra tufacea del basamento. Le aperture del piano nobile sono sormontate da arco scemo, tranne quella della monumentale tribuna; quelle del secondo livello sono ad arco a tutto sesto. A piano terra sulle vie Palestro ed Alaimo alcune finestre conservano ancora la grata in ferro con la corona nobiliare del conte Testasecca.
Questi storici palazzi sono caratterizzati da ambienti ampi in comunicazione fra di loro da porte profonde. Particolarità di questi appartamenti è la presenza di tetti dipinti in stile classico.
Nel piano primo troviamo imponenti affreschi che impreziosiscono le numerose stanze. Diverse le raffigurazioni, dai ventagli ai motivi floreali, per poi trovare una finta finestra posta al centro del soffitto della sala con uno splendido cielo azzurro e degli uccelli volare, da dove pende un sontuoso lampadario. Tutte raffigurazioni tipiche del tempo cercano di ingannare l’occhio di chi guarda. In un'altra stanza il “tema dell’amore”, con la presenza di puttini e donne nude che richiamano il romanticismo (carattere artistico – letterario sviluppatosi alla fine dell’800).
Tra i preziosi oggetti, troviamo un busto realizzato dallo scultore Antonio Ugo.
Scultore palermitano, noto per la scultura dei cavalli in piazza Politeama a Palermo. Autore di numerosi monumenti in diverse città siciliane, ma è anche ricordato per i ritratti e per la realizzazione di immagini sacre. Ugo sostiene che bisogna proporre un linguaggio contemporaneo nell’arte. Notiamo infatti come questo busto rappresenti uno stato di quiete, rilassato in viso, leggermente rivolto verso sinistra. Quell’accenno della rappresentazione del busto, sottolinea in un certo modo la dinamicità della figura in contrapposizione con la staticità a la freddezza di una scultura che rappresenta un uomo potente dell’antichità.
Al piano superiore rilevanti sia gli affreschi delle volte, attribuibili a Pasquale Sozzi, adornista catanese autore delle splendide pitture del palazzo provinciale, che le cornici per le quali è lecito ipotizzare la paternità di Domenico Fasulo, noto ceroplasta palermitano che insieme al Sozzi e all’ing. Greco lavorò, in quel periodo, al palazzo provinciale.
All’interno della cornice che delimita la volta di uno dei saloni del terzo piano è rappresentato lo stemma dei Testasecca con fondo azzurro con in capo un’aquila in atto di spiccare il volo e sotto una testa a collo reciso di un cane levriero, sormontato da tre mezzelune argentee.
CURIOSITA’ STORICHE
Un giorno, il conte Testasecca, decise di far sfilare le numerose mandrie in suo possesso lungo la via Fondaci dove si ergeva, contrapposto al suo palazzo, quello del barone Benintende. Questo gesto fu atto a rivendicare la maggiore ricchezza nei confronti del barone Benintende, il quale aveva fatto costruire la nuova facciata del palazzo come "sfida" a chi fosse più ricco e potente.
Della famiglia d’origine del conte Ignazio Testasecca, proveniente da Canicattì, si conservano, nella cappella funeraria dei Testasecca al cimitero di Caltanissetta, i ritratti dei nonni: il notaio Ignazio Curcuruto e la moglie Maria Grazia Labso.
Adesso potrai dirigerti verso il secondo punto del percorso architettura, il palazzo Benintende. Girati, è proprio alle tue spalle. Buona visita!
Foto di Attilio Scimone
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